Iconografia degli evangelisti e analogia con la simbologia astrologica. Riferimenti nel territorio abruzzese.
A cura di: Antonio Leone
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Capitolo 5 (II parte)

Presenze figurative degli Evangelisti nell'arte abruzzese

Nella chiesa di S. Maria Maggiore (o S. Angelo) di Pianella (PE), XII-XIII secolo, non abbiamo gli evangelisti attorno alla figura del Cristo Giudice in mandorla; due angeli sorreggenti figurano ai lati inferiori di essa a mediare ed abbinare il carattere di "ascensione" al giudizio finale absidale, tipico di un uso iconografico romanico settentrionale. Troviamo i quattro simboli, invece, sui rilievi dell'ambone attribuito al maestro Acuto, di presunta scuola casauriense, con data attribuita intorno al 1170-80, e di cui si tratterà in seguito.

Una collocazione anomala degli evangelisti è individuabile nella chiesa di S. Maria di Ronzano a Castel Castagna (TE), dove, nel quadro degli affreschi composti sul transetto e le absidi, gli stessi sono inseriti nelle schiere degli apostoli, nel registro sottostante alla Maestà. (34)

Anche qui lo stile figurativo del ciclo richiama, anche più che altrove, la cultura occidentale e in particolare "tedesca"; la figura della madonna, nel semicerchio apostolico, viene promossa dal Matthiae come emblematica dell'intero affresco, e conferma che al tradizionale substrato bizantino convergono e interagiscono gli altri linguaggi del tempo.

Notoriamente il veicolo di maggior efficacia per la diffusione dei linguaggi iconografici medievali furono i codici miniati.

Alla legatura di un codice messale apparteneva il dittico conservato nel duomo di Lucera (FG). Identificato dal Bertaux (35), il manufatto porta la firma dell'oreficeria sulmonese del XIV secolo con il marchio cittadino SUL, con L barrata (da cui lo studioso evince che si tratti del pezzo più antico con tale marchio, in territorio italiano). 

Le lamine di argento abalzato e cesellato con smalti traslucidi, che lo compongono, recano l'iconografia tradizionale espressa anche nelle croci processionali, con la figura di Cristo crocifisso al centro, la Madonna, S. Giovanni e due angeli ai quattro lati, su un'"asse", ed il Cristo in Maestà attorniato dai quattro evangelisti sull'altro "asse".

La espressività ed il disegno delle figure rimandano anch'esse all'ambiente toscano:

«Il gruppo del crocifisso, con i due angeli librati in aria, non ha più nulla di bizantino.../... il disegno dell'insieme è decisamente giottesco». (36)

Il dittico rappresenta quindi l'ennesima testimonianza della formazione "aperta" delle maestranze artistiche abruzzesi, e sulmonesi del XIV secolo in particolare.

La disposizione dei simboli evangelici vede rispettivamente il leone e l'aquila in alto, l'angelo ed il toro in basso; non viene preferito in questo caso porre in alto la coppia apostolica. Nell'ottica astrologica vengono rispettate le disposizioni "complementari", ovvero il leone soprastante l'angelo-acquario, suo segno opposto e complementare, e l'aquila-scorpione soprastante il toro, anch'esso complementare al primo.

Protraendo lo sguardo sul campo dei manoscritti, si può incontrare, anche in questo caso fuori Abruzzo, la serie di miniature del XIV secolo attribuite a Berardo da Teramo e attualmente conservate a Venezia presso la Fondazione Cini.

I lavori, dai colori brillanti e dall'eclettismo narrativo, rispecchiano la vivacità culturale della prima metà del secolo negli ambienti artistici abruzzesi. (37)

Una miniatura rappresenta il Giudizio Finale con la doesis, il gruppo sottostante dei vecchi apocalittici, delimitati in basso dai quattro clipei contenenti i busti delle figure evangeliche.

In questo caso le figure, poste orizzontalmente, si presentano anch'esse con disposizione abbinata "complementare" e presentano la particolarità, non rara, di avere corpo umano con testa nimbata dell'animale simbolico corrispondente.

Restando  nell'ambiente delle raccolte veneziane e in particolare nella Biblioteca Marciana, si può rilevare dalla raccolta dei manoscritti "greci" una miniatura di un evangelario (ms. g, I, 8 - 1937) del IX-X secolo raffigurante l'evangelista Matteo, intento alla stesura dei suoi scritti, inserito in uno spazio delimitato da un arco; soprastante tale figura è inserita una lunetta raffigurante la natività con l'annuncio ai pastori, che presenta la particolarità di avere una quasi identità iconografica e compositiva con il quadro della natività degli affreschi di S. Pellegrino a Bominaco (AQ).

La forte affinità tra le due immagini è visibile al primo sguardo; le accomuna in particolare: il profilo indicante la grotta, la figura della Madonna semisdraiata sottostante il profilo suddetto, il gruppo del bambino fasciato nella mangiatoia rettangolare a contatto con i due animali tradizionali, Giuseppe seduto in posizione quasi emarginata, con aria meditativa e con la testa rivolta dalla parte opposta alla scena.

Se ne deduce che il pittore di Bominaco, più che ispirarsi agli aspetti stilistici, come è comune che avvenga tra le diverse tecniche artistiche, abbia preso a modello l'intera miniatura in questione, o quantomeno riprodotto, con le leggere modifiche del caso, uno schema comune, evidentemente utilizzato in opere pittoriche del tempo.

In questo caso infatti, i caratteri dell'affresco abruzzese vengono collegati da Maria Andaloro (38) a quelli della pittura greca individuabile nel territorio del bacino orientale del Mediterraneo del Regno latino di Costantinopoli, che nella metà del '200 alimentava ulteriormente gli scambi dei linguaggi figurativi.

La miniatura della marciana oltre a ribadire gli avvenuti continui confronti culturali del basso medioevo "abruzzese", stimola ulteriori ricerche che approfondiscono le relazioni instauratesi tra le maestranze di S. Pellegrino, la cultura figurativa importata dal fermento e dalle tradizioni del vicino oriente greco e quindi le circostanze materiali che hanno permesso un eventuale diretto contatto tra esse e manoscritti come l'evangelario contenente la miniatura citata.


(34) G. MATTHIAE, Pittura medioevale abruzzese, Milano, 1969 p.20
(35) E. BERTAUX, Un dittico sulmonese di argento nel duomo di Lucera, 1987, in AA.VV., R.A.S.A. Sulmona 1992 (rist.)
(36) R. SICUTERI, Astrologia e mito, CEA-Ubaldini Ed.,Roma, 1978
(37) Cit. M. Martelli, I tesori del Giubileo, da ABC Abruzzo Beni Culturali, Teramo, 1999, n°II
(38) M. ANDALORO, Studi sull'arte medievale in Abruzzo, dispense Università G. d'Annunzio Chieti 1989


Theorèin - Maggio 2005